Faonte

Nel giugno del 68, cercando di sfuggire agli uomini di Galba che ormai aveva ottenuto l'appoggio del senato, Nerone scappò da Roma, trovando asilo presso la villa del liberto Domizio Faonte, dove si tolse la vita per non essere catturato. Questa vicenda viene ampiamente narrata da Svetonio nelle Vite dei dodici Cesari.


   La morte di Nerone, di Vasili Smirnov (1888)

La Villa di Faonte

ATTUALMENTE NON VISITABILE POICHE' L'AREA E' INTERESSATA DA LAVORI PER LA CREAZIONE DI UN PARCO
Si tratta dell’area archeologica compresa tra via delle Vigne Nuove e via Passo del Turchino caratterizzata dalla presenza di strutture pertinenti ad una villa privata che si trovava circa al sesto chilometro della via Nomentana tra questa e la via Salaria.
La villa venne descritta dal Nibby nel 1849 e poi dal Tomasetti e dal Lanciani che riferirono la presenza di murature in opus reticolatum che si estendevano sulla collina per una superficie di circa 300 mq e la presenza di un criptoportico, in seguito riconosciuto essere in realtà una cisterna, addossata al lato sud della collina.
Negli anni sessanta del secolo scorso vennero scoperti degli ambienti sotterranei costituiti da cunicoli e da pozzi riconosciuti come un sistema di cisterne a cunicoli  riferibili all'età repubblicana di una fase antecedente alla costruzione della cisterna esterna.
L'identificazione di questa villa con il suburbanum Phaontis risale già al Nibby ma mancano delle prove certe, la sua attribuzione infatti si basa esclusivamente sulla sua posizione, che Svetonio riporta nell'agro fidenate al IV miglio tra Salaria e Nomentana, e sul ritrovamento, nel 1891 in terreni in prossimità della villa, dell'epigrafe funeraria di una certa Claudia Egloge, nome della nutrice di Nerone. Tuttavia la presenza di numerose ville rustiche nella zona nonché la frequenza del nome proprio in questione non permettono un'attribuzione certa.
Data di ultima verifica: 01/02/2013
https://www.060608.it/it/cultura-e-svago/beni-culturali/beni-archeologici/villa-di-faonte.html


La cisterna presenta una pianta quadrangolare con lati di 29,5 x 14 metri, divisa in due navate da un muro di spina a sei pilastri di 2,10 metri. I muri perimetrali così come quello di spina sono realizzati in opus reticolatum con cubilia in tufo giallo. I lati est, ovest e sud, non a ridosso della collina, vennero rinforzati esternamente da un muro in opus cementicium in scaglie di selce.
Le pareti interne presentano ancora tratti dell’intonaco idraulico di rivestimento così come il cordolo in corrispondenza del pavimento. La copertura a volta a botte era realizzata in opera cementizia in scaglie di selce e tufo.
Se si escludono esigui resti di murature a nord-ovest della cisterna completamente rimaneggiati ed obliterati da strutture medievali nulla è più visibile delle strutture descritte dal Nibby. Campagne di scavo e sondaggi sulla collina non hanno portato risultati.
Negli anni sessanta del secolo scorso vennero scoperti degli ambienti sotterranei costituiti da cunicoli e da pozzi riconosciuti come un sistema di cisterne a cunicoli  riferibili all'età repubblicana di una fase antecedente alla costruzione della cisterna esterna.
Il Lanciani riporta la presenza presso l'attiguo casale Chiari di lastre di marmo, frammenti di colonne, paraste, epistili e di un torcular la cui presenza lascia presupporre la coesistenza di una parte rustica. Una ricognizione di Lorenzo Quilici ha individuato piastrelle romboidali in marmo, frammenti di sigillata e di ceramica comune di età imperiale.

Da luglio 2010 la Soprintendenza Speciale ai Beni Archeologici di Roma ha incaricato l'associazione Roma Sotterranea (https://www.romasotterranea.it/homepage.html) di effettuare il rilievo e lo studio degli ambienti ipogei della Villa di Faonte.

La Villa di Faonte

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