La testimonianza di Svetonio, uno dei suoi detrattori

«Fin dall’infanzia si applicò a quasi tutti gli studi liberali [...]. Pertanto, incline alla poesia, compose versi per diletto e senza fatica e non pubblicò mai, come pensano alcuni, quelli degli altri spacciandoli per suoi. Mi sono capitati tra le mani taccuini e libretti che contengono alcuni suoi versi assai noti, scritti di sua mano ed è facile vedere che non sono stati né copiati né scritti sotto dettatura, ma sicuramente composti da un uomo che medita e crea, perché vi sono molte cancellature, aggiunte e correzioni. Ebbe anche una viva passione per la pittura e per la scultura» (SVETONIO, Nerone, 52).
«Non mancarono quelli che, per parecchi anni adornarono di fiori la sua tomba, in primavera e in estate, e che esposero sui rostri ora le immagini di lui vestito di pretesta, ora gli editti con i quali annunciava, come se fosse vivo, il suo prossimo ritorno per la rovina dei suoi nemici. Per di più Vologeso, re dei Parti, che aveva inviato ambasciatori al Senato per rinnovare il suo trattato di alleanza, fece chiedere anche, insistentemente, che si rendesse un culto alla memoria di Nerone» (SVETONIO, Nerone, 57).